IL RE SI DIVERTE

di Maddalena Mazzocut-Mis da Le roi s’amuse di Victor Hugo
rielaborazione di musiche verdiane di Azio Corghi
con Paola Vincenzi
regia di Paolo Bignamini
scene e aiuto regia Francesca Barattini
assistente Gloria Frigerio - foto di Stefania Ciocca
progetto realizzato con la collaborazione di Sara Sivelli e Claudio Rozzoni
nell'ambito del laboratorio “Dal testo alla scena. L'alfabeto delle emozioni”
tenuto all'Università degli Studi di Milano

Il misterioso sacco della morte dentro il quale scompare Triboulet alla fine de Il re si diverte è un buco nero dell'anima. La riscrittura del testo di Hugo a opera di Maddalena Mazzocut-Mis sposta il dualismo tra la figura di Bianca e quella del padre all'interno del confine del corpo di Rigoletto. Dilaniato da una scissione di un'anima bianca che lo può ancora salvare, ma la cui perdita lo porterà alla dannazione, Triboulet cammina sul filo pericoloso del rischio estremo: procrastinare un passo più in là l'assoluzione di se stesso e, contemporaneamente, concedersi un giorno in più di perdizione.
Molto presto sarà troppo tardi.
Il Rigoletto che vediamo in scena è qualcuno che assomiglia a noi, che ci giudica e ci suggerisce una sfumatura inquietante della nostra anima.
Informe, come senza forma è ogni spiritualità, sembra sibilare al pubblico: nessuno è salvo, nessuno è al sicuro. Nessuno di voi. Nessuno di noi.
Questa insicurezza, questa perdita di innocenza, questa colpa ci pervade e, nello specchio della scena – più vera del vero, più reale della realtà, come ben sa Amleto – ritroviamo la nostra anima, che credevamo Bianca.


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